Un viaggio nella storia della capitale umbra
Il Medioevo è un’epoca avvolta da qualcosa di inafferrabile, di misterioso e magico. Molte leggende, superstizioni e simbologie sono nate proprio in questi anni, in cui la realtà, le forme e le dimensioni erano collegate sempre a qualcosa di trascendente. Rispetto all’antichità, gli spazi diventano ristretti e circoscritti, la vita poteva iniziare e finire nel perimetro di un’abbazia o di un monastero, dei veri e propri mondi in piccolo, dove si pensava a tutti i bisogni dell’anima e del corpo.
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Nasce così l’hortus conclusus, dove venivano coltivate piante ed erbe alimentari e medicinali, in uno spazio delimitato e circondato da alte mura, dove regna l’equilibrio tra Dio, Natura e Uomo.
Vorreste guardare con i vostri occhi come doveva essere? Nell’abbazia di San Pietro, quasi nel cuore di Perugia, in occasione del centenario della Facoltà di Agraria nel 1996, di cui è la sede, è stato ricreato l’orto medievale nello spazio che fino al 1896 veniva utilizzato dai monaci benedettini come orto-giardino.
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Gli spazi sono guidati da criteri spirituali, mitologici e simbolici, e si dividono in tre parti: il giardino dell’Eden, il bosco Sacro e le aiuole delle erbe officinali e alimentari, percorso che vi consiglio di seguire per coglierne al meglio il significato.
Nel Giardino dell’Eden troverete tutta la simbologia legata al Paradiso terrestre: i suoi alberi, le piante caratteristiche di ogni segno zodiacale circondate dall’acqua a rievocare i 4 fiumi dell’Eden.
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La posizione è più alta rispetto alle altre sezioni dell’Orto, da qui si scende, si abbandona la pace e l’abbondanza di Dio. A ricordarlo è un albero di fico, che rappresenta il Male e il Bene, che ora l’uomo e la donna saranno chiamati a distinguere.
L’umanità è crudele ma anche capace di rispetto altissimo verso la Natura, addentrandoci nel piccolo Bosco Sacro, il Lucus Sacro per i romani, si va in uno spazio ignoto che spaventa, intimorisce e proprio per questo, per gli antichi, diventa un luogo sacro cioè inviolabile.
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Accanto, in una delle torrette che delimitano la Porta Assisana d’età medievale, possiamo sbirciare la ricostruzione del laboratorio di un alchimista, con i suoi alambicchi e le sue formule per riprodurre la Natura in laboratorio.
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Continuiamo a scendere fino a raggiungere le aiuole con le erbe officinali e alimentari, simmetricamente disposte e delimitate in fondo da quella che una volta era la vasca con i pesci, la portata principale del venerdì dei monaci.
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Era questo l’hortus vero e proprio dei benedettini di San Pietro, dove ogni spazio era diviso in base all’uso che veniva fatto delle erbe e dove non poteva mancare l’Orto dei Semplici (Hortus Sanitatis), presente in tutti i monasteri medievali.
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Ed ora non ci resta che girare liberamente per l’hortus medievale, leggere i nomi in volgare delle 200 e oltre specie di piante e pensarci come viandanti del medioevo che passeggiano su quella che era stata una delle strade romane più trafficate dell’Umbria. Un modo diverso di fare turismo esperienziale.